Si apre il processo per le occupazioni Ex-Enel e Mattonaia del 2005


Si è aperto ieri il processo che vede coinvolti 13 militanti colpevoli di aver occupato nel 2005, all’interno del "Progetto Finestre: prendere casa senza passare dalla porta degli affitti", gli stabili Ex-Enel e Mattonaia. Per l’occasione, riproponiamo un articolo che, pur essendo stato pubblicato ormai più di un anno fa, necessita purtroppo di ben pochi aggiornamenti.
Da allora infatti tanto la MAttonaia quanto l’Ex-Enel continuano a rimanere vuoti, mentre ogni tanto i giornali cittadini acclamano la probabile prossima vendita della Mattonaia a fantomatici gruppi di acquirenti. Mentre tuttavia questi due luoghi-simbolo della speculazione rimangono vuoti e abbandonati, la giustizia fa il suo corso, perseguendo chi si è macchiato della colpa di sbattere in faccia al Comune le proprie ovvie responsabilità, chi ha tentato praticamente, e ci era anche riuscito, di sottrarre i due stabili al loro stato di abbandono e di restituirli alla cittadinanza.
 
J. Bonnot
 

La Mattonaia: breve storia di uno scandalo vecchio di vent’anni


gramigna | 01 Ottobre, 2008 21:54

 

Pisa, 1 ottobre 2008. Dalle pagine della Nazione l’assessore ai lavori
pubblici Serfogli interviene a proposito dello stabile, di proprietà
del Comune, denominato Mattonaia. L’articolo si intitola “La città
nuova”, titolo a dir poco ironico per un intervento che affronta uno
degli scandali più gravi e antichi della nostra città.
L’assessore, evidentemente preda di un grave caso di amnesia, non
sembra ricordare bene la storia del luogo di cui sta parlando, e come
elemento di novità propone la possibilità di svendere lo stabile a non
ben identificati privati che avrebbero l’intenzione di realizzare un
albergo di lusso nella struttura. Per far ciò, continua l’assessore,
sarebbe sufficiente cambiare l’attuale destinazione d’uso
residenziale-commerciale della Mattonaia. Questa brillante operazione
eviterebbe al Comune di doversi assumere la responsabilità di
completare la costruzione dell’area, “danneggiata dall’incuria,
dall’abbandono e dalle ripetute occupazioni degli ultimi anni”.
Per apprezzare a fondo l’arroganza di crede di poter dire ciò che
vuole, convinto evidentemente che nessuno conosca o ricordi la vicenda
della Mattonaia, è utile ripercorrere brevemente la storia dello
sfortunato stabile.

Prologo
Il Comune ha iniziato a costruire il complesso di San Michele in Borgo
nel 1984 con fondi Gescal (trattenuti dalle buste paga dei lavoratori e
destinati all’edilizia popolare), con l’intento dichiarato di farne
case popolari. Il progetto è affidato al noto studio Carmassi che
progetta la costruzione di un complesso di pregio eccezionale,
dall’alto valore architettonico, ma anche economico. Purtroppo i fondi
destinati alla costruzione di case popolari, si sa, non permettono la
costruzione di costose opere architettoniche e numerose ditte
costruttrici si avvicendano, collezionando fallimenti dovuti allo
sforamento del tetto massimo di spesa previsto.

Capitolo 1
Nel 2003, dopo 19 anni, il complesso non è ancora ultimato e il Comune
decide di sbarazzarsi di questo progetto mal riuscito mettendo in
vendita l’immobile, il cui ricavato dovrebbe essere destinato alla
costruzione di nuove case popolari. Tuttavia nessuno vuole acquistare
una struttura incompleta e costosissima e alla fine la giunta comunale
decide di includere il complesso in un piano di svendita del patrimonio
pubblico che non ha più nulla a che fare con l’iniziale destinazione
d’uso del complesso: case popolari.
Ma durante tutto questo tempo cosa è successo alla Mattonaia?
Il complesso, che al suo interno ospita un’ampia piazza, è rimasto
chiuso e abbandonato, diventando presto centrale di spaccio e consumo
di eroina, nonché nascondiglio per refurtiva e materiale vario.

Capitolo 2
Il 28 settembre 2005 il collettivo Università Antagonista occupa lo
stabile, ripulendolo dalle centinaia di siringhe che lo infestano, e
rendendo abitabili i sette appartamenti ultimati presenti nella
struttura. Per tre settimane la Mattonaia diventa la casa di una
trentina di studenti e un centro di iniziativa politica e culturale. La
suggestiva piazza contenuta nella struttura viene ripulita, illuminata
e restituita alla città. Dopo tre settimane però il Comune, sordo ad
ogni proposta di trattativa, decide l’azione violenta: centinaia di
poliziotti circondano lo stabile, bloccando l’intero quartiere, e
cacciano gli occupanti, che vengono denunciati. La brillante operazione
restituisce così la Mattonaia al suo antico stato di abbandono. Presto
verrà ripopolata da spacciatori vari che ne faranno il loro quartier
generale.

Capitolo 3
A gennaio 2006 i quotidiani parlano di una proposta di acquisto da
parte dell’ARDSU (azienda regionale per il diritto allo studio), che
inizialmente sembra voler realizzare alloggi e spazi sociali per
studenti. La vicenda sembra trovare un finale almeno in parte positivo,
ma ben presto tutto si blocca nuovamente: l’ARDSU decide di dedicare
agli studenti solo una piccola parte della struttura. Il resto dovrebbe
essere affittato all’Università che ne farà una foresteria di lusso per
professori. Ma l’affitto che l’ARDSU propone è troppo alto,
l’Università non ci sta e l’affare salta. La Mattonaia torna in vendita.
Il 14 giugno l’asta pubblica attraverso la quale ancora una volta si
cerca di svendere il complesso rimane deserta. La Mattonaia resta
chiusa.
Preso atto dell’impossibilità di vendere la Mattonaia tutta intera il
Comune fa un ultimo, disperato tentativo, tentando di vendere
separatamente gli appartamenti e i fondi commerciali ospitati nella
struttura, ma anche questo tentativo fallisce: il Comune riceve
richieste di acquisto, ovviamente al ribasso, solo per i fondi
commerciali, e preferisce rifiutare. La Mattonaia resta chiusa.
Intanto, numerose, periodiche occupazioni simboliche continuano a
denunciare la vergognosa scelta di chi preferisce lasciare uno stabile
del genere al degrado e all’eroina che farlo utilizzare, a costo zero
per il comune, a chi ne avrebbe ricavato case e spazi sociali. Ad ogni
occupazione gli occupanti si premurano di documentare attraverso foto e
filmati, diffusi anche attraverso giornali e televisioni locali, i
danni causati dall’incuria e dall’abbandono che progressivamente
distruggono la struttura.


Epilogo

1 ottobre 2008. L’assessore Serfogli propone come novità la proposta di
cambiare la destinazione d’uso dello stabile che, come si è visto,
doveva costituire un complesso di case popolari, per farne un albergo
di lusso. Non solo una struttura costruita con fondi pubblici verrà
definitivamente sottratta alla cittadinanza (piazza compresa), ma non
si menziona nemmeno l’utilizzo che verrà fatto dei soldi ricavati. Come
se ciò non bastasse, si mette in opera uno spregiudicato tentativo di
addossare la responsabilità della disastrosa condizione della Mattonaia
non a chi la tiene chiusa e abbandonata da 24 anni, ma a chi ha fatto
di tutto per sottrarla a questo abbandono, attraverso un lavoro fisico,
una passione e un impegno neppure completamente gratuiti, ma pagati a
caro prezzo: le denunce per occupazione si sono infatti trasformate in
quattro decreti di condanna penale per un ammontare totale di circa
quattromila euro.
La triste e lunga vicenda della Mattonaia non poteva trovare un’epilogo più triste.

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