"La solidarietà è dovuta per il coraggio che l’Assessore
(Macaluso ndr) ha manifestato in questi anni affrontando i difficili processi di relazione ed
integrazione con le famiglie rom, questione spinosa disattesa dalla maggior parte delle Amministrazioni pubbliche. Anche nella nostra
Toscana. I processi migratori sono per loro natura complicati: le differenti
origini, le diverse condizioni socio culturali, le
tradizioni, gli idiomi, le reciproche diffidenze… Soprattutto non c’è alcuno
che abbia ricette efficaci e le vicende contemporanee
in Italia e in Europa lo dimostrano. A questo proposito sorprende la sicumera con cui parte della politica locale afferma che
deve essere usato il pugno duro, che la ricetta della
"tolleranza zero" è quella giusta, che è insostenibile continuare a
cercare il dialogo con chi non vuole dialogare.
Solo chi è miope o parla in malafede può affermare che
laddove c’è marginalità, discriminazione, povertà,
condizioni estreme valgano costantemente le regole del vivere civile, del
rispetto, della parola data.
Quello che è accaduto è grave e non può essere privo di
conseguenze, e proprio la sua gravita ci dice che è
necessario intervenire ulteriormente perché pezzi di popolazione non possono
essere abbandonati a loro stessi, alle loro faide,
alla loro povertà, alla loro disperazione e solitudine. Il progetto "Le Città sottili", non è forse esente da errori, ma
ha il merito di tentare la carta della relazione tra
pezzi diversi delle nostre comunità, prova a non abbandonare al loro destino
persone che vivono ai "margini", cerca di
non nascondere un problema e soprattutto cerca di non delegare ad altri la soluzione dello stesso. Le politiche sociali sono, per la
loro attuale natura, "lastricate di fallimenti", ma proprio per
questo è necessario chiedere, rivendicare, urlare che non siano ridotte,
abbandonate o peggio ancora delegate a chi se ne occupa di mestiere. La
povertà, la solitudine, la disperazione non sono questioni degli operatori
sociali, riguardano tutti e troviamo pavido distoglierne
gli occhi, come fanno molti nostri concittadini, riconducendo la marginalità e
il disagio a problemi di sicurezza."
Giacomo Riparbelli, Presidente della cooperativa sociale "Il Progetto"
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