Pisa – Secondo i dati di Inps,
Inail, Asl e Direzione del Lavoro, il lavoro nero in Provincia di Pisa ha
assunto connotati oramai gravissimi. Sono circa 225 le aziende non denunciate
con più di 500 lavoratori a nero. I minori sono 12, 147 i pensionati dal
ministero dell’industria e 115 gli extracomunitari. Naturalmente, questi dati
sono il frutto dei controlli della direzione del lavoro che nel 2007 che ha
trovato sulle 1724 aziende più del 60% irregolari. Nell’ultimo triennio in Provincia
vi sono stati 9 morti sul lavoro, di cui cinque lungo il percorso che porta da
casa al lavoro.
Dei 7546 lavoratori occupati, ben
906 sono irregolari e di questi circa il 50% è impiegato “in nero”. 1627 gli
illeciti amministrativi notificati. La Direzione Provinciale
del Lavoro ha individuato gli estremi per 202 ipotesi di reato, circa il 50%
riguardano il settore della prevenzione degli infortuni. Entrando nello
specifico nel settore dell’edilizia sono state ispezionate ben 637 aziende, di
queste 431 sono risultate irregolari. Nel caso dei lavoratori tra i 1285
occupati 177 sono risultati irregolari di cui 63 al nero. Il settore
dell’edilizia è stato interessato anche da controlli straordinari come
l’operazione “10mila cantieri” ed un blitz nelle grandi lottizzazioni dove il
91% delle aziende è risultato non in regola. Nel settore agricoltura gli
ispettori della Direzione del Lavoro hanno controllato 88 aziende di queste 14
sono risultate irregolari e 2 sono state oggetto di provvedimento di
sospensione per impiego di personale al nero. Verifiche sono state effettuate
anche in esercizi pubblici dove l’impiego del personale in nero è superiore al
20% del totale. In particolar modo nel periodo natalizio sono state riscontrate
numerose irregolarità.
Il risultato dei controlli (nel
2007 sono aumentati del 111%) è importante perché descrive in modo
inequivocabile le condizioni di lavoro in cui ognuno deve imbattersi
quotidianamente. L’imprenditore buono esiste oppure no? Se i grandi gruppi
fanno lobby e condizionano le politiche economiche di Governi e le scelte dei “consumatori”,
le piccole e medie aziende fanno dell’illegalità ragione di vita. Ebbene si, in
crisi economica non si guarda in faccia nessuno. Ma lo si può anche uccidere?
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