Una valanga di cemento e di denaro si sta per abbattere sulla città delle Torri pendenti. La denuncia del Progetto Rebeldìa e di Legambiente- Pisa

La città di Pisa è oggetto oggi di una
profondissima trasformazione urbanistica che ne cambierà radicalmente il volto
e non in meglio La tendenza che emerge, infatti, è quella di aggiungere metri
cubi a metri cubi, senza obiettivi socialmente condivisibili, senza alcun
criterio di sostenibilità e senza neppure prevdere e realizzare in anticipo le
necessarie infrastrutture. Viene intensificato lo sfruttamento del territorio,
in particolare nelle due aree della città in cui sono concentrati la maggior
parte degli interventi: tra Cisanello e Ospedaletto (le nuove sedi della
provincia e dell
’ospedale, gli uffici della Regione, Parco
delle torri, Piazza Terzo Millennio) e tra Marina di Pisa e Calambrone (Porto
di Boccadarno ed ex-colonie di Calambrone, dove risiederanno circa 2000 nuovi
abitanti). E
’ indifendibile, a nostro avviso, la
destinazione d
’uso prevista sia per le vecchie sia per le
nuove aree edificate. Mentre si riservano quote importanti per un uso ricettivo
di alto livello (alberghi a 4 e 5 stelle), le ristrutturazioni e i nuovi
edifici saranno destinati a residenze di lusso (Porto di Boccadarno, Calambrone,
vecchie Caserme, Santa Chiara, Parco delle Torri, Piazza del Terzo Millennio),
e la sola edilizia convenzionata prevista la si realizzerebbe di fronte alle
ciminiere dell’unica fabbrica presente in città, la Saint-Gobain. In una citta`
in cui negli ultimi tre anni gli affitti sono aumentati del 50%, queste scelte
sono funzionali solo ai profitti delle imprese di costruzione e alle esigenze
abitative dei settori piu` abbienti. Per tutti gli altri, spingeranno ancora
piu` in alto gli affitti e i prezzi delle abitazioni, costringendo le famiglie
a reddito medio e basso a trasferirsi ancor di più nei comuni limitrofi
dell’area pisana, un processo che porta con sé un consumo di territorio sempre
in crescita ed un aggravio dei problemi di mobilità e inquinamento. Due fatti
ci aiutano a capire l
’impostazione complessiva che l’amministrazione comunale ha dato a questo processo. Da una parte
la ridefinizione del rapporto tra aree pubbliche e private: le vecchie caserme,
il Santa Chiara, le ex-colonie di Calambrone erano grandi aree pubbliche della
città e saranno cedute a imprenditori edili privati. Dall
’altra l’ipotesi di destinazione d’uso delle
vecchie caserme (circa 200 mila metri cubi di volume totale): 35% residenze con
finiture di pregio, 20% uffici, 30% ricettivo (hotel a 5 stelle), 15%
commerciale e parcheggi per circa 1800 nuovi posti auto. Ancora più
sorprendente è la destinazione dell
’area del Santa
Chiara, come ha spiegato il prof. Pierotti dell
’Università di
Pisa:
‘su una superfice di quasi 118 mila mq. il 30%
è destinato ad uso pubblico, il 10% in concessione, il 60% a uso residenziale
di lusso, oltre ad un albergo nell
’attuale clinica
chirurgica
’. Lo stesso sindaco di Pisa, Paolo Fontanelli
ha riconosciuto che e` "la redditività dell
’intervento”, che spinge a vendere le vecchie strutture anche in funzione
speculativa per realizzare le risorse per le nuove costruzioni. Questo vale non
solo per l
’ospedale Santa Chiara, ma anche per l’area di via Battisti, per il palazzo della provincia e per le
caserme. Il paradosso è che, dai dati ad oggi disponibili, questo pareggio di
bilancio è fittizio e le nuove opere costeranno più del ricavato ottenuto dalla
vendita delle strutture esistenti: ad esempio dalla vendita delle vecchie
caserme si ricaveranno circa 60 milioni di euro mentre il costo della nuova
sarà di circa 70 milioni. Un ulteriore elemento di preoccupazione deriva dalle
modalità con cui sono state approvate queste operazioni. Dopo il lungo
dibattito sul piano regolatore della città, le destinazioni di questi spazi
sono state significativamente modificate con varianti ai progetti approvate
senza alcun dibattito pubblico. L
’impatto di
questi progetti è enorme anche dal punto di vista finanziario: sommando le
cifre stanziate si arriva a circa un miliardo di euro di ristrutturazioni
edilizie, fatturati da pochi imprenditori. Ad esempio le Costruzioni Bulgarella
hanno in mano quasi l
’intero settore residenziale (Parco delle
Torri, la Piazza del Terzo Millennio per un totale di circa 180 milioni di euro
più gli introiti delle ristrutturazioni delle Ex Colonie di Calambrone). La
stessa realizzazione della nuova piazza dei Miracoli ad Ospedaletto avrebbe un
valore simbolico ridicolo e ripugnante: mentre si allontanano i cittadini dalle
zone contigue al centro e si costruisce la città vetrina per i ricchi e i
turisti, alla sua periferia se ne riproduce una copia fatta per tutti coloro
che non potranno più permettersi di vivere la città vera. L’ideologia della
“metropoli di seconda generazione” basata sul
turismo ed il terziario commerciale, portata avanti dal Presidente della Scuola
Sant
’Anna Varaldo e dal Presidente della
ConfCommercio e plenipotenziario Pacini, nasconde un futuro di precarietà, di
riduzione dei diritti e degli spazi di vita della maggioranza dei cittadini. Da
questa analisi emerge che si stanno perseguendo, con le esigenze abitative dei
ceti piu` abbienti, gli interessi speculativi di un pugno di imprese edilizie e
di chi affitta a studenti, lavoratori, immigrati. Con il risultato di far
dipendere il futuro della città di Pisa da settori, le costruzioni e lo
sviluppo turistico, fatti di precarietà e lavoro nero. Tutto questo ci sembra
che non vada a risolvere i problemi più urgenti della città e dei suoi
abitanti, la casa, gli spazi sociali, la qualità del vivere urbano e
dell’ambiente, ma che anzi tenda ad aggravarli.

 

Progetto Rebeldìa Pisa Legambiente – Pisa

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