L’altra Pisa: qualche spunto di riflessione sulla giornata di ieri

Lavoro e dignità. Due parole
che hanno riempito la piazza del Duomo ieri pomeriggio, due parole che sono
riuscite a contenere una profonda richiesta di diritti da parte di coloro che
ne vengono quotidianamente privati. I ragazzi senegalesi, supportati da
migranti di altre origini e da compagni e compagne attivi sul territorio, erano
tantissimi ieri, per dire no al razzismo, basta alla criminalizzazione dei
migranti, alle incursioni della polizia nelle case (con annesso sequestro di
ogni cosa, ossia merce ma anche denaro!), per dire no al decreto anti-borsoni
del nostro Sindaco.

Come è stato possibile
realizzare questa emozionante manifestazione in una situazione di estrema
precarietà esistenziale dei migranti stessi? Avvicinandosi a loro, parlando,
condividendo idee e mostrando che qualcuno dalla loro parte c’è. Lo spazio
antagonista Newroz ha reso disponibile il proprio giardino per delle assemblee
di incontro e discussione tra i ragazzi senegalesi e i compagni che volevano
intraprendere un percorso di lotta al loro fianco. Ebbene, i numeri dei
migranti presenti rendono l’idea dell’importanza di agire: 50 persone prima,
circa 70 poi e centinaia in piazza. Dopo l’imbarazzo iniziale di trovarsi con
giovani, italiani, di dover parlare davanti a molte persone, di non sapere che
tipo di fiducia avere, tutto ha preso la piega giusta. Strette di mano,
abbracci, battute, ma anche seri racconti della loro realtà quotidiana, di
sensazioni, paure, necessità.

Ieri, alle 15, un enorme
cerchio di manifestanti si è posizionato in Piazza Manin, dove per circa due
ore e mezza si sono susseguiti interventi che hanno sottolineato la necessità
di far sentire la voce della Pisa antirazzista che esiste, la necessità di
capire ciò che va oltre la presunta illegalità della presenza della persona qui
e ora. Il migrante diventa extracomunitario al varco della nostra
frontiera, diventa clandestino quando capisce che i racconti sono diversi dalla
realtà, diventa ladro quando non gli diamo la possibilità di mangiare, diventa
“vu cumprà” se non gli diamo alternative di lavoro, ma prima di essere tutte
queste cose egli è una persona. Oggi i ragazzi ripetevano urlando con tutta la
voce che avevano in corpo “on n’est pas des animaux!”, non siamo animali, siamo
esseri umani.

Il difetto di diritti che viene
esercitato sui migranti è assenza di uguaglianza, è mancanza di rispetto della
dignità umana, è negazione di persone, è, in una parola, razzismo. Un razzismo
di stato che dilaga ogni giorno di più. Noi che combattiamo contro le guerre
imperialiste, la distruzione dei territori, la mercificazione del sapere, noi
che ci opponiamo a una società che specula sulle vite delle persone e che punta
a istituire disuguaglianze per regnare più forte, noi abbiamo scelto da che
parte stare, perché la lotta dei migranti deve essere la lotta di tutti.

 

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