508 ordinanze in 318 comuni: Più polizia locale e meno diritti.

I Sindaci amano fare ordinanze. Lo fanno in tutta Italia, ma al Nord sembra che sia l’unica attività delle amministrazioni. Dai dati emersi dalla ricerca voluta dall’Anci,  si configura sistematicamente un uso maggiore della polizia locale e dei sistemi di sicurezza in genere. Naturalmente gli obiettivi sono sempre uguali: ripulire la città dal degrado: degrado inteso come tutto ciò che non è in ordine. La città tenuta come uno specchio da far ammirare ai turisti. Sono fuori dal gioco migranti, studenti, “alternativi”, tossici, barboni e prostitute . Sono fuori dal gioco perché non rientrano nei canoni della città perfetta. Sempre dalla stessa ricerca è emerso un altro dato significativo: la precarietà lavorativa è la seconda causa di paura. Dopo la paura per il “malfunzionamento della giustizia”, l’insicurezza economica supera e di molto la paura che i residenti  hanno del fenomeno migratorio. E anche di molto. Anche se, naturalmente,  rimane forte il timore verso comunità rom e migranti specialmente nei piccoli centri. E’ evidente che qualcuno in questi anni ha continuato a buttare benzina sul fuoco, alimentando rigurgiti fascisti e razzisti. Lo ha fatto fomentando la gente comune tramite una campagna mediatica ininterrotta.

Emilia Romangna e Toscana fanno la loro bella figura: il 7,6% ed 7,7% dei comuni ha emesso ordinanze. Al primo posto rimane la Lombardia, mentre il sud è molto indietro. Le  508 ordinanze  sono state emesse da 318 comuni. Uno di questi è Pisa.Conla sua ordinanza antiprostitute, con la sua ordinanza contro il degrado, con il suo decreto antiborsoni,

 Significativi i dati di Emilia Romagna, Toscana e Veneto, in cui, pur essendo stato emesso un numero assoluto inferiore di ordinanze (rispetto alla Lombardia), si registrano percentuali piu’ elevate di coinvolgimento dei comuni. Infatti, il 7,6% dei comuni emiliano- romagnoli, il 7,7% dei comuni toscani e l’8,6% di quelli veneti hanno assunto provvedimenti in materia di sicurezza sulla base della legge e del decreto del ministero dell’Interno.
Il 66,7% delle ordinanze comunali sulla sicurezza urbana, rese possibili dai nuovi poteri previsti dal decreto Maroni, e’ stato emesso da Sindaci del Nord Ovest e del Nord Est (rispettivamente il 40,3% e 26,4%). Solo il 6,7% delle ordinanze e’ stato firmato dai Sindaci delle Isole, mentre nel Centro e Sud le ordinanze adottate sono rispettivamente l’11,7% e il 14,9% del totale. Sono i dati emersi da una ricerca condotta da Anci e Cittalia analizzando 600 ordinanze emesse in base al decreto che ha ampliato ipoteri di ordinanza dei sindaci.
Da quando il decreto del ministro dell’Interno e’ entrato in vigore, lo scorso 5 agosto, si evince ancora dall’indagine, il tema maggiormente regolato dai primi cittadini e’ stato il divieto di prostituzione (16%), seguito dal divieto di consumo di somministrazione di bevande (13,6%), dal vandalismo (10%) e dall’accattonaggio molesto (8,4%). Secondo l’indagine, e‘ la Lombardia la regione in cui si registra il maggior numero di ordinanze: in 82 comuni (il 5,3% dei comuni lombardi) sono stati emessi 144 provvedimenti.
Le nuove ordinanze sulla sicurezza urbana sono state complessivamente firmate dai sindaci di 318 comuni: il 24% e’ stato emanato in comuni con popolazione compresa tra i 5 e i 15 mila abitanti, il 28% tra i 15 mila e i 50 mila e l’11% tra i 50 mila e i 100 mila. I comuni con oltre 250 mila abitanti hanno emesso l’8% del totale delle ordinanze. Ma sottolinea l’indagine che le citta’ con questa popolazione sono in tutto 12 (su un totale di circa 8.000 comuni), e tra queste ben 9 hanno emesso un’ordinanza, ovvero il 75% del totale. Analogamente nei comuni con popolazione tra i 100 e i 250 mila abitanti l’81% dei sindaci ha emesso un’ordinanza. Al contrario sono solo il 5,7% dei comuni con popolazione tra i 5 e i 15 mila abitanti e l’1% dei piccoli comuni ad aver assunto provvedimenti in materia di sicurezza urbana.
Anci e Cittalia, attraverso un questionario, hanno anche raccolto il punto di vista dei sindaci di 109 Comuni rappresentativi di tutte le Regioni, per comprendere quali siano gli interventi per la promozione della sicurezza urbana considerati prioritari per il territorio da loro amministrato. Tra le priorita’ d’intervento segnalate dai primi cittadini ci sono il rafforzamento della polizia locale e l’adeguamento tecnico strumentale della stessa (35,9%), gli interventi di riqualificazione urbana e contrasto al degrado (25,2%), la prevenzione sociale e l’educazione alla legalita’ (24,8%) e il sostegno alle vittime dei reati (14,3%).
E’ stata infine realizzata, nel mese di gennaio scorso, un’indagine campionaria sui residenti delle grandi citta’ italiane , proseguendo cosi’ il lavoro di ricerca gia’ avviato con un’indagine sulla percezione dell’insicurezza nei piccoli Comuni. Secondo i residenti delle grandi citta’ l’insicurezza e’ dovuta innanzitutto al cattivo funzionamento della giustizia (36,7%), mentre viene percepito in modo molto meno pressante il tema della insufficienza delle forze di polizia (17%) e anche il problema, sia pure sentito, dell’immigrazione (24%). A seguire, le cause dell’insicurezza sono la ”mancanza e la precarieta’ del lavoro” (36%), e l’aumento delle diseguaglianze e la crisi economica (26%) a conferma di un senso di incertezza che mette assieme, nella vita quotidiana, i problemi dell’ordine pubblico e quelli della sicurezza sociale.
Nelle 11 citta’ prese a campione, la precarieta’ lavorativa ed economica (32%) fa comunque piu’ paura della microcriminalita’ (30%). Complessivamente, l’insicurezza economica (intesa come precarieta’ lavorativa e timore per la perdita del proprio attuale tenore di vita) pesano per il 50% sulle paure dei cittadini.

(adnkronos)

C. Muraglione

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