Quello che succede per chi vive dentro l’università di Pisa, non è certo una novità. Forse esiste un peggioramento, ma niente di nuovo.
La democrazia che dovrebbe contraddistinguere un’istituzione culturale quale l’università, è ormai un miraggio e in tempo di crisi e di tagli, le minacce diventano reali.
La democrazia che dovrebbe contraddistinguere un’istituzione culturale quale l’università, è ormai un miraggio e in tempo di crisi e di tagli, le minacce diventano reali.
Minacce che si concretizzano nell’uso della forza attraverso lo spiegamento della Polizia, ma non solo. La blindatura dell’Ateneo in occasione sia dell’approvazione del bilancio che della presentazione del libro di Marcello Pera ha fatto vedere a tutti che l’università non solo non è zona franca da mani militari, ma anzi è il primo terreno dove la militarizzazione e le gestione brutale del dissenso diventa pratica di tutti i giorni.
Le vicende che riguardano i fatti sopra accennati sono già state ampiamente riportate in questo blog, che ha descritto in maniera abbastanza esaustiva la situazione drammatica. A fronte dell’impossibilità di manifestare il dissenso liberamente, prima si usa la polizia pur di non parlare pubblicamente del bilancio dell’Ateneo e poi si installano telecamere e citofoni video per impedire a chiunque di entrare in rettorato senza essere prima riconosciuti e di conseguenza accettati. Tutto questo succede in un’istituzione pubblica che blinda la segreteria del rettore con soldi pubblici, senza farlo sapere troppo in giro.
Poi ci sono situazioni anche più serie.
Sì, perchè si va ad attaccare il diritto al lavoro, un lavoro da svolgere in santa pace e senza sentirsi minacciati.
Nell’università, grande somministratrice di lavoro, anche se spesso precario e sottopagato, avviene questo ed altro. Tra i tanti, un taglio rilevante, non per l’ammontare rispetto a tutto il resto, ma per le ricadute sullo specifico, è quello che colpisce il servizio bibliotecario. A fronte dei tagli è ovvio che qualcuno si preoccupi, per cui soprattutto i lavoratori, ma anche molti dei soggetti interessati come utenti dei servizi, si muovono in una certa direzione.
Sì, perchè si va ad attaccare il diritto al lavoro, un lavoro da svolgere in santa pace e senza sentirsi minacciati.
Nell’università, grande somministratrice di lavoro, anche se spesso precario e sottopagato, avviene questo ed altro. Tra i tanti, un taglio rilevante, non per l’ammontare rispetto a tutto il resto, ma per le ricadute sullo specifico, è quello che colpisce il servizio bibliotecario. A fronte dei tagli è ovvio che qualcuno si preoccupi, per cui soprattutto i lavoratori, ma anche molti dei soggetti interessati come utenti dei servizi, si muovono in una certa direzione.
Si moltiplicano così assemblee, documenti ed appelli. All’interno di chi si sta muovendo, c’è ovviamente chi sta peggio di altri: gli esternalizzati. Con poche garanzie, quelle acquistate con dure battaglie vertenziali contro l’amministrazione centrale, sono i primi a sentire l’imbarbarimento dei modi di gestire, della dirigenza. Arrivano infatti le prime telefonate in cui direttrici di biblioteche annunciano che causa un mozzicone trovato in terra dentro la biblioteca, a fronte quindi di uno scarso controllo, la situazione non può proprio andare e c’è il rischio che si debba tagliare il servizio di apertura serale e quindi tutti a casa.
Ovviamente nessuno paga quelle persone per “controllare”: non siamo di fronte a dei vigilantes, ma ad alcune bibliotecarie, pronte anche a stasare i bagni se ci fosse bisogno (e ce n’è stato) senza nemmeno prendersi un grazie, che di certo non serve ad integrare gli stipendi discontinui e da fame. Nessuno però si creda esente da minacce, nemmeno i “garantiti”, insomma gli strutturati con cui il ministro Brunetta gioca a freccette, usandoli come bersaglio. Non molti, a dirla tutta, sono quelli impegnati nella battaglia di sensibililizzazione sul problema dei tagli alle biblioteche, per vari problemi tutti interni al mondo dei tecnici-amministrativi.
Molto eterogenei e distanti tra loro, spesso sembrano disinteressati a tutto quello che va al di là della loro scrivania, e per questo hanno grosse difficoltà a muoversi unitariamente come “categoria”, cosa che tornerebbe loro molto utile visti gli attacchi che ricevono giornalmente, soprattutto dal governo. Insomma oltre agli avvertimenti diretti a quei pochi soggetti che si interessano delle sorti dei servizi in cui lavorano, che hanno trovato concretezza durante riunioni del personale con il complice silenzio dei colleghi, è di questi giorni un’altra novità firmata dal direttore amministrativo.
Riccardo Grasso, manager della grande azienda Universitaria, simbolo della gestione dei tagli dell’Ateneo pisano, ha in questi ultimi giorni “ricordato” a tutti i tecnici amministrativi che lavorano presso le biblioteche quali sono le norme disciplinari, secondo l’ultimo rinnovo del contratto nazionale del lavoro, dei dipendenti del comparto università. É stata inviata dunque una mail e una lettera in carta, con allegata solo la parte riguardante le norme disciplinari del contratto nazionale, a tutti gli strutturati delle biblioteche. Nel documento inviato è presente anche il “codice” con la lista di sanzioni disciplinari, in cui incorrono i dipendenti nei casi descritti.
Questa mail, diramata l’11 marzo, a sei giorni dall’assemblea che ha proposto l’appello e in piena pubblicizzazione della stessa, appare abbastanza chiara.
Questa mail, diramata l’11 marzo, a sei giorni dall’assemblea che ha proposto l’appello e in piena pubblicizzazione della stessa, appare abbastanza chiara.
In tempi di tagli, l’amministrazione ci tiene a rimarcare quali sono le sanzioni per chi si azzarda a criticare in pubblico le politiche dell’Ateneo: una delle norme specifica in sintesi che qualsiasi dipendente voglia intrattenere rapporti con gli organi di stampa, deve prima comunicarlo al suo direttore. Hanno paura di una fuga di notizie rispetto a qualcosa che stanno preparando? Forse questo motiverebbe anche l’attrezzatura che il Rettore ha montato per entrare nella segreteria del suo ufficio, da far invidia alla scenografia per il prossimo 007.
Probabilmente, invece, questa come altre sono solo intimidazioni che insieme alle recenti trasformazioni degli assetti organizzativi (vedi sempre il sistema bibliotecario) serviranno a far sì che i tagli cadano in maniera più fluida, senza trovare troppe resistenze.
E ancora una volta sempre i soliti pagano la crisi, i soliti soggetti che adesso, nel democratico Ateneo pisano, devono stare attenti a quello che dicono.
Un appunto: i complimenti vanno d’obbligo anche a chi in sede concertativa, li “porta a casa” certi contratti.
E ancora una volta sempre i soliti pagano la crisi, i soliti soggetti che adesso, nel democratico Ateneo pisano, devono stare attenti a quello che dicono.
Un appunto: i complimenti vanno d’obbligo anche a chi in sede concertativa, li “porta a casa” certi contratti.
Vinz
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