Riportiamo di seguito il comunicato prodotto dagli occupanti del Rettorato pisano nella tarda serata di ieri. Attualmente il Rettorato non è più in stato di occupazione e a seguito di un presidio avvenuto stamani, è arrivata conferma dal CdA dell’Ateneo che è stata rimandata la votazione su qualsiasi proposta di aumento delle tasse.
Oggi l’Onda ha dato un’ennesima dimostrazione di forza e determinazione: l’assemblea di facoltà di lettere, e a seguire scienze, ingegneria e studenti di tutte le facoltà dell’ateneo hanno impedito che venisse posto a votazione l’aumento delle tasse per i fuori corso, previsto per domani, 26 maggio. Con l’occupazione del rettorato, protrattasi per ore e seguita da una festa sui lungarni, si è messo sotto scacco per la prima volta il rettore. Come a ottobre, quando l’Onda fu il primo movimento contro la crisi a far indietreggiare il governo Berlusconi, inaugurando un autunno caldissimo, ora a Pisa si è fatto fare un imbarazzante passo indietro al rettore.
A nulla sono servite le forzature in commissione didattica d’ateneo; a nulla è valso il tentativo di mantenere nascoste fino all’ultimo le reali intenzioni dell’amministrazione centrale; nulla ha potuto fare il caldo asfissiante, gli esami impellenti, nè la retorica del merito che voleva dividere gli studenti efficienti da quelli improduttivi o non allineati.
I riformisti della prima ora, quegli studenti che fino all’ultimo hanno creduto che con la concertazione e le trattative separate, da ceto politico, avrebbero cambiato qualcosa, si sono dovuti ricredere. Oggi le assemblee di facoltà, gli studenti singoli, hanno non solo preso parola, ma hanno messo in campo tutta la rabbia e l’esperienza accumulata in un anno faticoso e pieno di passione, con pratiche sempre nuove e mai riassorbibili in logiche di mediazione al ribasso. Da qui non si torna indietro! E’ stata sancita l’impossibilità di mediazione tra i bisogni degli studenti e la bassezza del governo di questo ateneo. Che la semplice rappresentanza non possa realmente incidere, è dimostrato dal fatto che dopo la commissione didattica d’ateneo, che ha respinto la proposta d’aumento delle tasse, la stessa è stata proposta in CDA nel tentativo di un’immediata approvazione.
Oggi hanno perso i vecchi baroni, rappresentati dal rettore, e la nuova classe dirigente di manager, impersonata dal prorettore agli studenti Baggianie dal direttore amministrativo Grasso, il primo diventato professore associato grazie a una cattedra privata, il secondo eminenza grigia dell’ateneo che in tempi di crisi si permette uno stipendio di più di duecentomila euro l’anno.
Oggi ha perso chi credeva di poter dividere il fronte di studenti e precari, mettendo a votazione nello stesso cda la stabilizzazione dei precari e l’aumento delle tasse. Qualcuno credeva che l’onda avrebbe aspettato il giorno della seduta per tentare di bloccarlo, ma l’esperienza del bilancio di novembre ci ha spinto a giocare d’anticipo. Non cadremo nei ricatti, non spezzeremo la ricomposizione in atto fra studenti, tecnici amministrativi, precari della ricerca e bibliotecari. Non cadremo mai nelle trappole di chi è incapace di gestire il nostro ateneo.
Una cosa deve però essere chiara: se oggi abbiamo vinto, da domani saremo nuovamente in piazza e e in tutti i luoghi attraversati dagli studenti e dai precari. Scoveremo le più nascoste stanze dei bottoni, per impedire ogni giorno gli aumenti delle tasse come i tagli alle biblioteche, i ricatti ai precari come i tagli dei corsi di studio. Prenderemo in ostaggio il rettorato ogni volta che vorremo.
Perché questo aumento non s’ha da fare né a maggio né mai.
L’onda pisana dal rettorato occupato
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