I precari dell’università di Pisa si rifiutano di lavorare gratuitamente

I precari della ricerca e della didattica sono nuovamente sotto attacco, questa volta però il colpo rischia di essere definitivo, ovvero di cancellare un’intera generazione dall’Università, si sta passando dalle attuali forme di sfruttamento, a vere e proprie forme di schiavismo. Le facoltà si stanno affrettando a chiudere la programmazione didattica per il prossimo anno, hanno tempo fino al 30 giugno, e sperano di ricorrere a contratti gratuiti di insegnamento, con la scusa che i parametri annunciati dal Ministero sarebbero troppo onerosi (anche se ancora non si hanno dati certi da Roma). La Gelmini d’altronde ha previsto che gli atenei possano, in alternativa a contratti con giusta retribuizione, avvalersi anche di contratti di prestazione gratuita e ovviamente su probabile "consiglio" della direzione amministrativa, le facoltà hanno deciso di proporre i secondi. 

Di seguito la lettera/appello che i precari rivolgono ai membri dei Consigli di Corso di Studio, di Dipartimento e di Facoltà dell’Università di Pisa. Utile evidenziare come la campagna "Io gratis non lavoro" oltre a riferirsi ai soggetti qui sopra nominati, chiedendo di non bandire contratti gratuiti, chiede anche al consiglio d’amministrazione, in sede di assestamento di bilancio, di trovare altre voci su cui risparamiare, destinando più fondi per la copertura finanziaria dei corsi di studio.

L’assestamento di bilancio, momento fondamentale per molte campagne che stanno coinvolgendo lavoratori e studenti (vedi bibilioteche), è notizia di oggi che non sarà previsto per il 23 giugno, ma slitterà a luglio. Ci sarà quindi più tempo per valutare le proposte alternative sul bilancio. Purtroppo però, sappiamo bene come luglio sia un mese in cui l’attenzione pubblica è al minimo e speriamo che qualcuno non voglia sfruttare la scarsa attenzione di questo momento, per ignorare certe richieste. 

Per aderire alla campagna basta inviare una mail a:  indisponibilita@gmail.com. Chiunque abbia rapporti di lavoro o studio con l’università, può dare un sostegno mandando una semplice mail con scritto: "io gratis non lavoro" oppure "io non sfrutto il lavoro gratuito".

Vinz

Indisponibilità all’insegnamento gratuito.
Ai membri dei Consigli di Corso di Studio, di Dipartimento e di Facoltà dell’Università di Pisa:

Si sta discutendo nel nostro Ateneo della possibilità di affidare ai “docenti esterni” corsi ufficiali con contratti gratuiti, azzerando il già simbolico compenso di € 2.500 lordo amministrazione, invece di adeguarlo a parametri finalmente decorosi, non discriminanti rispetto a quanto percepito dai professori strutturati per uguali mansioni.

Un provvedimento del genere non rimarrebbe privo di conseguenze. La prima sarebbe l’ulteriore svalutazione dell’istituzione universitaria e dell’insegnamento: per altro, se gli stessi Organi di governo dell’Ateneo avallano l’idea che insegnare rappresenti un’attività inutile e di disimpegno, non si vede per quale ragione la parte strutturata del personale debba ricevere uno stipendio.

La seconda conseguenza risulterebbe nella de-qualificazione dell’offerta didattica: possono permettersi di prestare la propria opera gratuitamente soltanto coloro che contemporaneamente svolgono un’altra attività, che diventa a questo punto preminente, con effetti negativi facilmente intuibili sulla qualità dell’insegnamento. Poiché inoltre l’attività del docente non si riduce alla presenza durante le ore di lezione o agli esami, sarebbero costoro altrettanto disposti a seguire gli studenti, fare ricevimento, a supervisionare le tesi di laurea, ecc.?

Riteniamo tutto ciò inaccettabile. Gli studenti hanno il diritto di avere docenti che siano tutti, senza discriminazione alcuna, nelle condizioni di svolgere la propria attività didattica e di ricerca con dignità e professionalità. La qualità dell’Università si misura attraverso gli obiettivi e i risultati della ricerca, della didattica e dei servizi essenziali (ad esempio, il funzionamento delle strutture bibliotecarie). L’insegnamento è un lavoro e va pienamente riconosciuto come tale, anche attraverso il diritto ad una retribuzione confacente.

Siamo consapevoli che le Università italiane si preparano a dover parare i colpi di politiche governative tese a mortificare l’istruzione in genere. Tuttavia, la decisione di ridurre i trasferimenti ai Dipartimenti e alle Facoltà, di tagliare le dotazioni per le docenze a contratto e per i servizi, invece di opporre una forte reazione politica al problema, è una riprova della scelta di rispondere agli attacchi con l’ottica minima della sopravvivenza, accettando la logica dei “vincoli di bilancio” come unica bussola per il futuro dell’Università pubblica.

Chiediamo ai Presidenti di Corso di studio e ai Presidi di Facoltà di dichiararsi contrari a bandire contratti gratuiti e di pretendere la copertura finanziaria di tutti i corsi che si prevede di attivare per il prossimo anno accademico. Chiediamo inoltre ai Presidi, al Senato accademico e al Consiglio di amministrazione di considerare nel bilancio di Ateneo altre voci maggiormente accessorie da cui trarre risparmio, di modo che quest’arduo frangente economico non gravi una volta ancora sui servizi essenziali, sugli studenti e sui lavoratori non strutturati.

Tutti i firmatari del documento, ricercatori e docenti strutturati e non strutturati, personale amministrativo non strutturato e strutturato, dottorandi, studenti dell’Ateneo, sono indisponibili ad accettare, proporre, seguire, sostenere la realizzazione di corsi retribuiti solo «simbolicamente». Essi assicurano inoltre il proprio impegno per cercare soluzioni alternative, con l’obiettivo condiviso di preservare formalmente e sostanzialmente la qualità della didattica e la dignità del lavoro di tutti.

Per aderire, se si hanno rapporti di lavoro o di studio con l’Ateneo di Pisa, dichiarando la propria indisponibilità oppure per esprimere solidarietà, indisponibilita@gmail.com, specificando il proprio nome, ruolo, struttura di afferenza.

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