I precari dell’Università di Pisa denunciano il mezzo flop dei “bandi della vergogna”

Di seguito il comunicato a cura dei Precari della ricerca e della didattica di Pisa:
IL MEZZO FLOP DEI “BANDI DELLA VERGOGNA”
All’ indomani della chiusura dei concorsi per le docenze a contratto a Lettere e a Scienze, i cosiddetti “bandi della vergogna”, questi i primi dati che l’Assemblea dei precari della ricerca e della didattica dell’ Università di Pisa è riuscita a ottenere dagli uffici dell’ Amministrazione. Su un totale di 175 incarichi di insegnamento posti a bando (di cui 145 gratuiti), risultano essere state consegnate almeno 149 domande (cifra riferita ai giorni 14-20 luglio), all’ultima delle quali corrisponde il numero di protocollo 14.966 (richiesto dai precari a tuteladel corretto svolgimento della procedura di valutazione). A causa dell’ imminenza del Consiglio di Facoltà a Lettere di dopo domani, 23 luglio, è già emerso che 25 insegnamenti sono rimasti scoperti, perché nessuno ha presentato domanda. Restano 85 candidati per 67 posti, ma il loro numero andrà ridimensionato alla luce di diversi vizi formali registrati durante il presidio tenuto dai precari di fronte all’Ufficio Protocollo nei giorni scorsi. Si va dalla partecipazione di dottorandi e assegnisti (il cui ‘status’ è incompatibile con l’assunzione di corsi, a meno di una rinuncia, improbabile dato il carattere gratuito della maggior parte di essi), al carattere incompleto di alcune delle domande, cui non si potrà certo riparare a bandi chiusi. Fra le altre “anomalie” riscontrate, colpisce il caso di un presidente di corso di studio che ha portato a mano la domanda di un candidato a un bando acceso presso il suo stesso corso di studio. 
In attesa di elementi definitivi, l’Assemblea intanto rileva che quasi un terzo dei posti messi a bando per la facoltà di Lettere sono andati a vuoto. A tutta prima, il dato sembrerebbe poter trovare conferma anche a Scienze. Considerato che ai bandi hanno partecipato anche liberi professionisti e docenti strutturati, il risultato rivela che i precari dell’ Università di Pisa, con l’eccezione di chi è stato costretto dalle pressioni dei baroni, hanno rifiutato la logica dei contratti gratuiti e si sono opposti a un esperimento che l’Ateneo deve abbandonare al più presto. L’arbitrio con cui si è deciso quali corsi retribuire e quali no rischia di far riprecipitare l’Università di Pisa ai livelli di sopruso e potere gerarchico degli anni Cinquanta e Sessanta. A tal riguardo, va osservato come, mentre nelle facoltà che per tradizione hanno reso prestigioso il nome dell’Ateneo (Lettere, Scienze, Lingue e Letterature Straniere, Farmacia) si tenta di imporre il principio dello sfruttamento gratuito del lavoro temporaneo, nel corso di laurea di Scienze del Turismo, con sede a Lucca, i cui bandi sono usciti oggi, 21 luglio, insegnamenti della stessa natura sono per la quasi totalità (61 su 65) retribuiti. Quale didattica e quale ricerca tale politica intende promuovere? 
L’Assemblea dei Precari della Didattica e della Ricerca dell’Università di Pisa

 

 

Anche i Cobas intervengono in merito, solidarizzando ancora una volta con i precari: 
Il Cobas Università di Pisa esprime una valutazione positiva sulla riuscita della campagna per l’indisponibilità ad assumere corsi di insegnamento, lanciata dall’assemblea dei precari della didattica e della ricerca, contro i corsi non retribuiti. Nonostante le pressioni esercitate dai potentati accademici sul personale non strutturato affinché accettasse di insegnare gratuitamente, una parte consistente dei precari dell’Università ha detto no a questa forma di sfruttamento che si aggiunge alle molteplici privazioni rispetto ai colleghi di ruolo a cui essa è già soggetta. Diversi posti messi a concorso non hanno ricevuto domande e molte delle domande presentate sono da considerarsi non accettabili in quanto avanzate da dottorandi o assegnisti di ricerca che, secondo i regolamenti, non possono svolgere attività didattica. Tutto ciò dovrebbe, a nostro avviso, portare all’abolizione di questa modalità anticostituzionale di organizzare la programmazione didattica dell’ateneo. Non è accettabile che ai precari venga chiesto, se non imposto, di insegnare gratis, mentre ai docenti di ruolo vadano i corsi retribuiti. 
Cobas Università di Pisa

 

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