Pisa – L’acqua è un bene che
appartiene a tutti, e non può essere svenduto a multinazionali che fanno
profitto sulla gestione del servizio idrico. E’ quanto viene chiesto dal Tavolo
dell’acqua pisano alle amministrazioni comunali che dovranno decidere se
concentrare nelle mani di Acea Spa gli ATO 2, 3 e 6. Il Tavolo chiede ai
consiglieri comunali di opporsi e aspettare le nuove linee guida della legge
regionale, in discussione in questi mesi. Riportiamo la lettera inviata ai
consiglieri. Nel frattempo Vicchio si è opposta e martedì tocca a Pontedera,
mentre giovedì tocca a Calcinaia.
NON
SVENDETE I DIRITTI DEI NOSTRI FIGLI
Egregi consiglieri,
prossimamente sarete chiamati a
decidere sulla richiesta di fare passare la nostra acqua sotto la gestione di
una megasocietà che dovrebbe occuparsi degli acquedotti di mezza Toscana. Un
altro passo per allontanare la gestione dei servizi dai cittadini e quindi per
ridurre il controllo democratico su un diritto fondamentale come l’acqua.
Ma soprattutto un altro passo per
servire gli interessi della componente privata del mostro che si intende costituire,
che da sempre spinge per la costituzione di una megastruttura che faccia
aumentare i profitti risparmiando sul personale e sulla qualità del servizio.
Ci piacerebbe conoscere almeno
un’ argomentazione che dimostri l’utilità per i cittadini di una simile
operazione, mentre è provato che da quando l’acqua è passata sotto la gestione
di una società partecipata da soggetti privati, ed è gestita con l’ottica del
profitto, sono aumentate le bollette, sono peggiorate le condizioni dei
lavoratori e non si vedono investimenti significativi per migliorare la rete
idrica.
Che l’accorpamento sia stata pensato
per soddisfare la sete di guadagno del
partner privato lo dimostra il fatto che l’idea non nasce dai cittadini e
neanche dai comuni più piccoli, ma da un incontro al vertice avvenuto in
Palazzo Vecchio il 24 novembre 2007 fra i sindaci di importanti città Toscane
(Firenze, Prato, Pistoia, Pisa, Grosseto, Siena, Empoli) e il sindaco di Roma
Walter Veltroni , alla presenza del presidente della Regione Toscana Claudio
Martini.
E che c’entra il sindaco di Roma
con l’acqua della Toscana? Si dà il caso che il maggior partner privato di gran
parte degli acquedotti toscani sia Acea,
una società che fa capo al Comune di Roma.
Strana storia quella di Acea. Costituita
dal comune di Roma e tutt’oggi nelle sue mani per il 51%, si comporta con
metodi di assalto tipici delle peggiori multinazionali. E a dirlo non siamo
noi, bensì l’Antitrust che il 22 novembre 2007 ha comminato ad Acea
una multa di 8 milioni di euro per essere entrato negli acquedotti toscani con
intenzioni lesive delle regole della concorrenza. Più precisamente aveva
stretto un accordo con Suez, un’altra multinazionale dell’acqua, promettendole
che una volta vinta la gara d’ingresso negli acquedotti toscani, avrebbe manipolato
le cose per fare entrare anche lei. In cambio Acea avrebbe goduto della
collaborazione di Suez per altre operazioni all’estero. Del resto si giocava
tutto in casa: Suez possiede l’8% di Acea e siede nel suo consiglio di amministrazione.
Per la verità il provvedimento
dell’Autorità Garante alza il coperchio su un patto segreto, tramato dalle due
imprese fin dal 2001, che definiva le strategie per consentire ai due complici
di mettere le mani sugli acquedotti del Centro Nord e in particolare quelli
toscani. Operazione riuscita se consideriamo che Abab, il socio privato che detiene il 45% di Acque spa (gestore
dell’acquedotto di Pisa e dintorni) è formato da un consorzio di cui fanno
parte Acea, Suez, Monte dei Paschi di Siena e altri soci minori fra cui il
Consorzio Cooperative Costruzioni.
Fra le carte
pubblicate dall’Antitrust si legge che Suez considera Acea il suo braccio
armato per penetrare in Italia e in particolare in Toscana: “Le offerte in
Toscana rappresentano un’opportunità interessante, perché ci permettono di
cominciare questa cooperazione in una regione d’Italia ricca e senza problemi
di corruzione. D’altra parte,l’Amministrazione regionale ha chiaramente
manifestato la sua volontà di costituire un soggetto regionale per la gestione
dell’acqua, a partire daPisa, Firenze, Siena ed eventualmente Arezzo. Se questo
progetto si realizza,si tratterà di una gestione di più di 2,5 milioni di
abitanti e un volume d’affari di circa 250 milioni di euro”.
Tenendo conto di queste criticità, i consigli comunali di Firenze,
Vicchio e Casciana Terme non hanno votato a favore dell’accorpamento,
accogliendo così la richiesta avanzata da varie realtà toscane, come Funzione
Pubblica CGIL e ARCI, di soprassedere con la decisione.
Pensiamo che l’esperienza con i privati sia stata
sufficientemente disastrosa da archiviarla. Pertanto ci appelliamo al vostro
senso di responsabilità affinchè non facciate passare un progetto contrario
all’interesse dei cittadini. Sarebbe triste che i nostri figli ci ricodassero
come la generazione che ha svenduto i loro diritti per assecondare gli
interessi delle imprese.
Tavolo per l’acqua dell’area pisana
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