Sono state condannate 44 persone tra funzionari di polizia, carabinieri e
medici per le torture di Bolzaneto. Un giorno importante per tutte quelle persone che nei giorni del g8 a
Genova nel 2001 hanno visto con i loro occhi la brutale reazione delle forze
dell’ordine a chi chiedeva giustizia, lavoro, dignità. Centinaia di migliaia di
persone rimaste intrappolate nella ben orchestrata macchina repressiva messa in
piedi per arginare le proteste contro i summit internazionali dell’alta finanza
di stato e non.
Solo oggi, in piena crisi economico-finanziaria possiamo capire a fondo
i timori di chi all’epoca decise di sfidare le più grandi lobbies
transnazionali, lottando e denunciando l’illeggittimità di organismi internazionali
non democratici.
Il braccio armato degli apparati securitari è stato condannato per l’uso
incontrollato della violenza. Purtroppo mancano ancora le responsabilità
politiche di chi ha gestito il g8.
Ancora non possiamo chiamare Giustizia questa sentenza, ma di sicuro è
una conferma del fatto che a Genova più interessi hanno condizionato la
gestione dell’ordine pubblico, e che questi sono ancora protetti da chi ci
governa.
Con Carlo nel cuore
C.Muraglione
“Nella caserma di Bolzaneto, durante il G8
dell’estate 2001, i no-global furono picchiati, umiliati, sottoposti a
"trattamenti inumani e degradanti". Ci fu tortura, e gli imputati
sono colpevoli. Generali della polizia penitenziaria, guardie carcerarie,
ufficiali dell’Arma e militari, agenti e funzionari di polizia, persino quattro
medici: questa sera la Corte d’appello del tribunale di Genova li ha condannati
tutti e 44. A nove anni dai fatti la maggior parte dei reati è prescritta, ma i
responsabili pagheranno comunque risarcendo le vittime delle violenze. E con
loro metteranno mano al portafogli anche i ministeri di appartenenza
(Giustizia, Interno, Difesa), che dovrebbero sborsare una cifra superiore ai
dieci milioni di euro.
Sono state inflitte sette condanne a complessivi dieci anni di reclusione nei
confronti di quattro guardie carcerarie responsabili di falso –
reato non prescritto – , e di tre poliziotti che avevano rinunciato alla
prescrizione. I sette imputati condannati sono: l’assistente capo della Polizia
di stato Massimo Luigi Pigozzi (3 anni e 2 mesi), gli agenti di polizia
penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (1 anno) e il medico Sonia
Sciandra (2 anni e 2 mesi). Pene confermate a 1 anno per gli ispettori della
Polizia di Stato Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi.
"Sono stati accolti tutti i motivi del nostro appello e della procura
generale", hanno commentato soddisfatti i pubblici ministeri Patrizia
Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati. "Questa sentenza è due volte
importante, perché fatti come quelli accaduti a Bolzaneto non dovranno
ripetersi. Mai più". Alla fine della lettura della sentenza un imputato
presente in aula ha inveito contro i giudici – "Avete voluto condannare tutti
e basta, senza fare distinzioni" – ed è stato allontanato. La sentenza di primo grado è stata completamente ribaltata. Allora, nel luglio
del 2008, erano state pronunciate 15 condanne e ben 30 assoluzioni. Il reato di
"tortura", non previsto dal nostro codice penale, era stato
indirettamente riconosciuto con la condanna a 5 anni di reclusione di Biagio
Antonio Gugliotta, sottufficiale della polizia penitenziaria. Dei
"simbolici" 76 anni di prigione chiesti dalla procura ne era stato
riconosciuto meno di un terzo.
I giudici si sono riuniti in camera di consiglio alle 9:40 di questa
mattina. Per i 44 imputati autori delle violenze nella caserma di Bolzaneto
avvenute nel luglio del 2001 a Genova durante il G8, la pubblica accusa aveva
chiesto 36 prescrizioni e 8 condanne.
Immediata la presa di posizione del comitato "Verità e giustizia" che
da anni segue le vicende del G8 di Genova. Il comitato ha chiesto la
sospensione per tutti gli imputati: "Il messaggio dei giudici d’appello,
con le 44 condanne per i maltrattamenti e le torture su decine di cittadini
detenuti nella caserma-carcere di Bolzaneto nel luglio 2001, è chiarissimo e
dev’essere colto immediatamente dalle istituzioni. Tutti i condannati nelle
forze dell’ordine devono essere immediatamente sospesi dagli incarichi, in modo
che non abbiano contatti diretti con i cittadini; gli Ordini professionali
devono agire sui propri iscritti con la sospensione: non è più possibile
restare nel terreno dell’ambiguità… Se buona parte delle pene è caduta in
prescrizione è solo perché in Italia non ha una legge sulla tortura (reato che
per la sua gravità non prevede prescrizione), nonostante l’Italia si sia
impegnata oltre vent’anni fa ad approvarne una. Il Parlamento ora non ha più
scuse: la sentenza di oggi dimostra che abbiamo assoluto bisogno di quella
legge".” (fonteRepubblica.it)
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