Sentenza Diaz: vanno tutti in Appello. Chiesta la condanna anche per i vertici della polizia da Accusa e Procura

I giochi sono chiusi. Per le richieste di Appello alla sentenza pronunciata dal presidente Gabrio Barone il 13 novembre 2008 sui fatti avvenuti la notte del 20 luglio 2001 nella scuola Diaz al termine del G8 di Genova, i termini sono scaduti ieri. E tutte le parti hanno giocato le loro carte.
 
Da una parte i due pubblici ministeri Francesco Albini Cardona ed Enrico Zucca, titolari dell’accusa, hanno chiesto la riforma della sentenza di primo grado e la condanna anche dei vertici della polizia (tutti assolti) scesi nell’agone al fianco dei loro "soldati" e parimenti responsabili «del blitz preordinato» all’interno della sede del Genoa Social Forum. A sostenere le accuse, a sorpresa, anche la Procura generale, con la sua richiesta di Appello.
 
Un fatto "politico", che dimostra la compattezza dei più alti vertici inquirenti del palazzo di giustizia genovese nell’affrontare un processo storico, concluso in primo grado con un sostanziale colpo di spugna su tutte le accuse più scottanti rivolte ai massimi dirigenti della polizia italiana, e la condanna dei soli Vincenzo Canterini e dei capisquadra del Reparto mobile, giudicati responsabili dell’esito sanguinario dell’irruzione.
 
L’avvocato Silvio Romanelli, per questi ultimi, ha a sorpresa chiesto «la nullità» della sentenza per «mancanza di correlazione con l’imputazione» e la «ripetizione del dibattimento con un nuovo esame in aula degli imputati». Sullo sfondo la richiesta di assoluzione. Le premesse sono queste: «Non è provata né l’esistenza di un "complotto" in danno degli occupanti della Diaz né la caratteristica di "spedizione punitiva" dell’operazione», scrive l’avvocato Romanelli. Il blitz si tradusse in una «esplosione spontanea di violenza determinata dal contesto ambientale, ovvero: i poliziotti provenivano da giorni di gravi disordini di piazza e violenti scontri che non erano riusciti ad arginare, provavano, dunque, un senso di frustrazione ed umiliazione, oltre che di stanchezza».
 
Con 56 pagine chiedono di riformulare il giudizio anche le parti civili: chi firmò il verbale dell’irruzione «sapeva» che si trattava d’un falso. E soprattutto i super-dirigenti, essendo presenti nella scuola a pochi minuti dal blitz, hanno «coperto» i pestaggi, almeno secondo i legali dei noglobal. Particolare il passaggio su Francesco Gratteri, allora come oggi super-funzionario della polizia: fu lui – dicono – a insistere con Canterini perché scrivesse di una forte resistenza degli antagonisti (mai confermata) e per questo deve rispondere di falso.
 
Tratto da Osservatoriosullarepressione.org
 
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