Inail: 1.170 morti sul lavoro in Italia. 66 in Toscana. Aumentano gli infortuni ai migranti.

In Italia ancora si muore sul lavoro. I dati
presentati dall’Inail parlano di una lieve diminuzione degli incidenti. In
controtendenza i dati relativi ai migranti che registrano un incremento. Per la Toscana si contano 66 vittime, con 49.702 denunce arrivate all’Inail. Il setore più pericoloso si conferma l’industria con 61 vittime.

In tutta Italia sono 912.615 le denunce di
infortuni registrate: circa 15.500 casi in meno rispetto al 2006, con una
 flessione dell’1,7% (superiore, dunque, al -1,3% che si era registrato
nell’anno precedente). Il calo risulta più significativo alla luce del fatto
che nel 2007 il numero degli occupati (fonte ISTAT) è cresciuto dell’1%; in
termini relativi, il miglioramento reale è, dunque, del 2,7%.

Per quanto riguarda i casi mortali la diminuzione
è pari al -12,8%. Le morti bianche denunciate sono state 1.170, 171 in meno rispetto ai
1.341 dell’anno precedente. Il dato è, però, ancora provvisorio. Sulla base
delle stime previsionali effettuate e dell’andamento delle denunce pervenute
negli ultimi mesi, infatti, il numero definitivo degli infortuni mortali
dovrebbe attestarsi intorno ai 1.210 casi. La flessione del fenomeno si
registra in maniera rilevante sia in Agricoltura (-21%) che nell’Industria e
Servizi (-12%). C’è da rilevare, invece, un aumento di 2 casi (da 12 a 14) per i Dipendenti
Statali.  Oltre la metà delle morti bianche (52,1%) sono avvenute sulla
strada: tra queste c’è distinguere quelle occorse nell’esercizio di un’attività
lavorativa e quelle "in itinere", cioè nel tragitto casa-lavoro. In
particolare gli infortuni mortali avvenuti in occasione di lavoro, fanno
registrare una diminuzione del 18,1% rispetto all’anno precedente e del 30,1%
nel periodo 2001-2007; mentre quelli in itinere sono aumentati dell’8% rispetto
al 2006 (da 274 a
296 casi).

Maglia nera al Nord industrializzato.
Oltre il 60% degli infortuni è concentrato nel Nord industrializzato: nel
Nord-Est, in particolare, sono stati denunciati nel 2007 quasi 299mila casi, un
terzo del totale nazionale. In generale, comunque, l’analisi territoriale
evidenzia come la riduzione degli infortuni ha riguardato praticamente tutte le
regioni italiane, ad esclusione della Sicilia (+4,1%), del Lazio, della
Calabria e della Provincia autonoma di Bolzano (dove, peraltro, si realizzano
incrementi inferiori al mezzo punto percentuale). Per ripartizione geografica
si distingue il Sud con un calo del 3,3%, seguito dal Nord-Est (-2,2%) e dal
Nord Ovest (-1,6%). Più contenuto il calo al Centro (-1,1%), mentre in
controtendenza l’andamento delle Isole (+2,4%), derivante esclusivamente dal
sostenuto incremento della Sicilia.

Aumentano gli infortuni dei lavoratori stranieri.
Per quanto riguarda i lavoratori stranieri il dato infortunistico è in
controtendenza rispetto all’andamento generale del fenomeno. Si registra,
infatti, un incremento degli infortuni sul lavoro dell’8,7% rispetto all’anno
precedente (oltre 140mila denunce contro le 129mila del 2006). In particolare
l’aumento è stato considerevole tra i  migranti dei Paesi U.E. (quasi il
150% in più), dovuto all’ingresso dal 1 gennaio 2007 di Romania e Bulgaria
nella Comunità Europea. Una quota consistente degli infortuni si concentra in
attività di tipo industriale. Al primo posto il settore Costruzioni, che
registra oltre 20mila denunce l’anno, pari al 14,5% del complesso di tutti gli
infortuni afferenti agli stranieri. In questo settore è elevato anche il numero
delle morti (sebbene in flessione nel triennio) con 39 casi nel 2007, quasi 1
decesso su 4 dell’Industria e Servizi. Per quanto riguarda i paesi d origine
Marocco, Romania e Albania sono i Paesi maggiormente colpiti dal fenomeno, col
40% delle denunce e il 47% dei casi mortali. In particolare la Romania con quasi 18mila
casi si pone al secondo posto (dopo il Marocco) nella graduatoria delle denunce
e al primo di quella relativa ai casi mortali, con 41 morti bianche nel 2007.

Il 57% degli infortuni concentrato in sole 18mila
aziende
. Nel 2006  le aziende che non hanno subito alcun
infortunio nel corso dell’anno sono la stragrande maggioranza: ben il 92,4% del
totale (quasi 3,5 milioni di aziende su un totale di oltre 3,7 milioni); quelle
che denunciano almeno un infortunio all’anno sono appena al 7,6% del totale
(280 mila aziende circa). La lettura del fenomeno, in termini di numero di
eventi infortunistici, mette in evidenza, quale aspetto più significativo, come
degli 836mila infortuni denunciati nel 2006 dalle aziende dell’Industria e
Servizi, più della metà, 477mila infortuni (pari al 57% del totale) si
concentrano in sole 18mila aziende. Già operando una prima distinzione fra
aziende artigiane e aziende industriali, si riscontra che le aziende che non
subiscono alcun infortunio nell’anno sono percentualmente superiori fra le
artigiane (93,0%) rispetto a quelle industriali (91,9%); e questo vale anche
per il caso di un solo infortunio denunciato (5,8% per le artigiane e 5,1% per
le industriali). Le percentuali si capovolgono già a partire da 2 infortuni
denunciati, dove la quota di aziende industriali diventa superiore a quella
delle artigiane (1,3% contro 0,9%). La forbice, tra le due tipologie di
azienda, tende a crescere sensibilmente fino al massimo che si riscontra nella
classe "5 infortuni e oltre" che risulta enormemente più elevato
nelle aziende industriali (0,82%) rispetto a quelle artigiane (0,03%).

Nell’U.E l’Italia al di sotto di Spagna Francia e
Germania
. Sulla base dei tassi di incidenza relativi agli
infortuni in complesso forniti da Eurostat, viene confermata, anche nel 2005
(ultimo anno reso disponibile) la favorevole posizione dell’Italia rispetto
alla media europea. Il nostro Paese presenta, infatti, un indice pari a 2.900
infortuni per 100.000 occupati, al di sotto sia del valore riscontrato per
Euro-Area (3.545), sia per quello della U.E. dei 15 (3.098); la graduatoria
risultante dalle statistiche armonizzate, colloca l’Italia ben al di sotto
quindi di Paesi assimilabili al nostro come Spagna, Francia e Germania.

Per i casi mortali l’Italia, invece, con un
indice nazionale di 2,6 decessi per 100.000 occupati, si colloca, sempre per il
2005,  al di sopra del dato rilevato per i 15 Stati membri (2,3), ma
praticamente in linea con quello registrato nell’Euro-Area (2,5), che comprende
Paesi più omogenei al nostro sia dal punto di vista dei sistemi assicurativi,
sia di quello della omogeneità e completezza dei dati.

articoli correlati:

Pisa: metà delle aziende non sono in
regola, e il dato è parziale. La vera sicurezza parte dal lavoro.

Lavoro nero e sfruttamento. Dati
inquietanti della Provincia di Pisa

Inail: una donna ogni tre giorni muore
lavorando. Dati in aumento

Lavoro in Toscana: per uno Studio Irpet
resta precario e senza prospettive

Ispettori del lavoro: 1.000 aziende
irregolari, 500 lavoratori a "nero".

La ASL 5 presenta il bilancio 2007: 5.000
infortuni denunciati ed un morto in Provincia di Pisa .

Lavoro: anche in Toscana e a Pisa si muore
di profitto

 

Questa voce è stata pubblicata in Capitale/Lavoro, Migranti. Contrassegna il permalink.