Ieri notte un rogo ha parzialmente distrutto un campo Rom che si trova in zona Cisanello. L’incendio, scoppiato per cause accidentali, ha contribuito, da una parte, ad aggravare ulteriormente l’emergenza in cui si trovano molti dei Rom che vivono sul territorio pisano,
dall’altra, a riaccendere le polemiche dei giorni scorsi, in seguito all’occupazione dell’ex-asilo da parte delle famiglie sfollate da un altro campo Rom, distrutto dalle piogge.
Se da una parte pare che il Sindaco di Pisa abbia timidamente iniziato a prendere in considerazione le richieste degli occupanti, incentrate semplicemente sulla possibilità di ottenere un aiuto da parte dei servizi sociali nella ricerca di una casa in affitto, dall’altra continuano da più parti le accuse rivolte alla cosiddetta “sinistra radicale”, colpevole, agli occhi di diversi personaggi del Pd locale, di strumentalizzare la questione Rom.
Se queste persone si fossero degnate di controllare personalmente la situazione dell’ex-asilo si sarebbero accorte che tra le fila di quella che loro definiscono “sinistra radicale” sembrerebbero esserci anche tante associazioni e semplici cittadini che di radicale hanno ben poco. Tantissime sono infatti le persone che in questi giorni si stanno avvicendando all’ex-asilo per aiutare, ciascuno a suo modo, le famiglie in difficoltà, e lo stanno facendo in modo del tutto gratuito e disinteressato.
Oggi ad esempio all’ex-asilo c’è stato un enorme pranzo, che ha visto coinvolte centinaia di persone. C’è chi ha fatto la spesa, chi ha cucinato, e chi ha portato giochi per i tanti bambini presenti nella stuttura. Tutto si è svolto grazie allo spirito di collaborazione che si è sviluppato tra gli occupanti e le tante persone, associazioni e strutture varie che hanno seguito l’intera vicenda. Ma al di là delle esternazioni del Pd locale – quelle sì volte a speculare su una situazione tragica, sfruttando la paura generata da assurde campagne securitarie e stuzzicando gli istinti razzisti presenti, purtroppo, anche a Pisa -, ancora una volta è la Nazione che si è distinta tra chi tenta di speculare sul dolore. In un articolo firmato da Paola Zerboni, giornalista ormai nota ai lettori di questo blog, si riporta una notizia priva di alcun fondamento, secondo la quale “alcuni universitari” si sarebbero recati al campo Rom vittima del rogo per invitare le famiglie restate senza un tetto ad unirsi a quelle già presenti nell’asilo.
Alla richiesta tuttavia il “capo clan” del campo avrebbe risposto che loro non vogliono mettersi contro il Sindaco. A chi ha redatto tale articolo sarebbe stato sufficiente fare una telefonata a chi si trova all’ex-asilo per scoprire che i fatti riportati, non si capisce bene su quale base, sono del tutto inventati. Nessuno degli occupanti o delle associazioni che assistono gli occupanti si è mai recato al campo Rom bruciato, né tantomeno ha invitato persone in un asilo che già ne contiene tante, che peraltro vivono nell’attesa di poterlo abbandonare. E questo non perché non siano persone degne di essere aiutate ed assistite, ma perché ciò che tante persone solidali stanno facendo in questi giorni non è sfruttare i Rom che si trovano nell’ex-asilo per qualche non ben chiaro secondo fine, ma supportarli in una lotta che loro hanno deciso di intraprendere.
È velatamente razzista dare per scontato il fatto che quindici famiglie rom non possano autonomamente prendere le redini della propria vita e battersi per migliorare la propria situazione, e debbano necessariamente costituire uno strumento nelle mani di astuti manovratori. Sostenere un fatto assolutamente falso, con il chiaro intento di dipingere chi in questi giorni si sta battendo per risolvere una crisi umanitaria come una branco di sciacalli affamati di sciagure da utilizzare per dare contro alla giunta comunale, è offensivo prima di tutto per i Rom, trattati alla stregua di bambini che non possono che essere guidati da qualcun altro.
Al di là di questa considerazione è bene ricordare ancora una volta che prima di fare affermazioni gravi su una persona sarebbe necessario contattarla, informandosi sulla veridicità di ciò che si andrà a scrivere sulle colonne di un quotidiano. Se qualcuno dicesse ai giornalisti della Nazione che il Sindaco Filippeschi ha deciso di regalare ai Rom sfollati una palazzina nel centro storico loro non chiamerebbero il primo cittadino per verificare l’attendibilità della notizia? Probabilmente sì, e farebbero bene. Farebbero bene però ad estendere questo diritto a tutti.
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