Il centro cittadino è invaso da forze dell’ordine a caccia di migranti. I "pericolosi" venditori ambulanti sono stati costretti ad abbandonare il luogo simbolo della città, Piazza dei Miracoli, unico posto dove potevano racimolare un pò di soldi per tirare avanti. Così potevano trovare le risorse per pagare l’affitto all’uomo bianco (che poi si lamenta, anche se non fa i contratti), così potevano comprare da mangiare dall’uomo bianco (che fa pagare una bottiglia d’acqua un euro ed un panino tre euro e cinquanta), così potevano sfuggire alla miseria da cui sono scappati ( all’uomo bianco piace sfruttare le risorse dei paesi d’origine e finanziare regimi autoritari ed etnici).
Ora ci sono sì uomini neri, ma sono carabinieri, finanzieri e poliziotti. Due pattuglie ad ogni entrata della piazza. Gli unici ad essere contenti sono gli altri venditori (fino a cinque anni fa anch’essi abusivi) che vendono mercanzie di scarsa qualità, spesso di provenienza estera e quindi non certo patrimonio locale, gadget equivoci come gagliardetti del duce o tirapugni, che hanno poco a che fare con la bellezza di piazza dei miracoli. Senza parlare di ristoranti e bar che non hanno mai aperto i wc a chi non pagava e che assillano i turisti sulle vie adiacenti con menù non certo tipici. E’ inutile dirlo, ma la spesa la fanno tutti alla Metro, e la qualità rimane lontana. Solo i turisti possono mangiare lì, visto che sono abituati ad hot dog e wrustel.
Per questa ragione l’assemblea antirazzista ha deciso di convocare un presidio in piazza Manin, a due passi dalla torre. Per difendere l’uomo nero. Riportiamo il comunicato di convocazione:
NO ALLA CACCIA ALL’UOMO NERO!
A poco più di una settimana dall’approvazione dell’ordinanza antiborsoni la situazione al Duomo è allucinante. Qualsiasi accesso alla piazza è letteralmente blindato dalle forze dell’ordine (una quindicina di macchine e una cinquantina di uomini), come se la zona dovesse essere protetta da pericolosi terroristi. I presidi polizieschi funzionano come dei piccoli check point: ogni persona di colore viene fermata e interrogata dagli agenti sui motivi della sua presenza al Duomo. Poi scatta la richiesta dei documenti e, se questi non vengono mostrati, l’ordine di allontanarsi dalla piazza. Questa è l’ordinanza antiborsoni. Ma dove sono i borsoni in tutto questo? In questi giorni la polizia ha fermato indiscriminatamente tutte le persone di colore, delle quali quasi nessuna era munita di borsone. Perché allora il nostro sindaco non l’ha chiamata “ordinanza anti-negro”? Il risultato in effetti è proprio quello che oggi in Piazza dei Miracoli non può accedere nessuno che non sia italiano o un ricco turista asiatico, americano, europeo. Poco importa se si tira dietro un carico gigante di borse e borsoni: l’importante è che sia bianco. Qual è allora la differenza tra Filippeschi e Gentilini? A ben guardare i provvedimenti di un sindaco Pd e di un sindaco della Lega non sono poi così diversi. E se la differenza sta nel fatto che Filippeschi ama mettersi in bocca parole come “solidarietà” e “integrazione”, vogliamo capire come si traducano in sostanza i suoi proclami democratici. La realtà dei fatti è che dall’approvazione della sua ordinanza, fatta per accontentare qualche decina di ricchi commercianti, che speculano sui turisti che affollano Piazza dei Miracoli, decine e decine di migranti non riescono a lavorare per sopravvivere. Ma, se possibile, c’è di peggio: oltre che “scomparire” dalla Piazza dei Miracoli questi ragazzi, grazie all’ordinanza antiborsoni, rischiano di scomparire anche dalla città di Pisa e dall’Italia, negli ingranaggi repressivi che la legge Bossi-Fini ormai da sette anni ha sapientemente elaborato per gestire il fenomeno dell’immigrazione.
È facile, infatti, che le intimidatorie richieste di documenti, si trasformino in fermi in questura e fogli di via. È evidente dunque che la via dell’integrazione non può andare di pari passo con le misure repressive che il comune di Pisa ha approvato, ma deve essere praticata subito e in sostituzione delle ordinanze, se c’è una volontà di offrire la possibilità di una vita dignitosa a chi oggi vive in una condizione di precarietà e povertà estreme. Il fenomeno del cosiddetto “abusivismo” danneggia in primo luogo chi è costretto a praticarlo: dietro la spersonalizzante e criminalizzante etichetta di “abusivo”, si cela la realtà complessissima e drammatica di persone che vivono e lavorano nel nostro paese in uno stato di apartheid, senza alcun diritto.
PER RIAPPROPRIARCI DI UN TERRITORIO MILITARIZZATO
PER DIMOSTRARE CHE PISA è ANTIRAZZISTA PER CHIEDERE IL RITIRO IMMEDIATO DELL’ORDINANZA ANTIBORSONE
SABATO 14 MARZO ORE 15 PRESIDIO ANTIRAZZISTA IN PIAZZA MANIN
Assemblea Antirazzista
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