I partecipanti al presidio hanno deciso di salire in massa nella sala del Consiglio, per richiedere la sospensione della seduta e un incontro immediato con il Sindaco che – ricordiamo – sia prima che dopo l’approvazione dell’ordinanza non si è mai confrontato direttamente con i venditori colpiti dal suo provvedimento.
La richiesta dei manifestanti è stata riportata formalmente al Consiglio sottoforma di mozione dal consigliere Bini. A questo punto, sotto gli occhi increduli di chi assisteva, il consiglio comunale si è trasformato in un teatrino da melodramma: alcuni consiglieri del Pd, infatti, hanno votato a favore della mozione, prendendosi le minacce e le ingiurie del Sindaco; nel contempo anche alcuni consiglieri comunali del PdL, che si sono da sempre dimostrati più che favorevoli ai provvedimenti razzisti del sindaco, hanno votato a favore della mozione, creando lo scompiglio generale.
Poco ci è mancato, insomma, che venisse accolta una banale e ragionevole richiesta di confronto, portata da più di 200 persone che versano in una situazione difficilissima. Ma alla fine il richiamo all’ordine di Filippeschi ha avuto la meglio e la maggioranza si è schierata con le direttive del sindaco, seppur con una palese scissione interna.
Agli antirazzisti è stato promesso solo un incontro con i capigruppo per domani mattina. Dopo un ulteriore tentativo di includere nell’incontro di domani anche il sindaco Filippeschi, l’unica assicurazione ottenuta dai manifestanti è che all’incontro di domani ci sarà anche un esponente della giunta.
In piazza XX settembre i partecipanti al presidio si sono trattenuti numerosi fino alle 18 e oltre, per discutere. È molta la rabbia, soprattutto da parte di chi subisce questa ordinanza, nei confronti di un’amministrazione comunale che emana provvedimenti repressivi, ma non fornisce alcuna alternativa e non è neanche disposta a discutere.
Da questo scaturisce la grande attesa per la manifestazione che si terrà a Pisa l’11 aprile, convocata da tutte le comunità senegalesi della Toscana per richiedere il ritiro dell’ordinanza antiborsoni.
Tina M.
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